lunedì 28 settembre 2009

Revisionismo ternano. La brigata Gramsci, l'avvocato spregiudicato e il radicale sprovveduto

Di Salvatore Loleggio

Intorno a un libro sui presunti crimini ed orrori perpetrati da partigiani della Brigata Gramsci, che operò nel Ternano e nel Reatino, è nata nei mesi scorsi una polemica che sarebbe di piccola portata, se la reinterpretazione complessiva della storia d'Italia non fosse tra i puntelli ideologici della destra che governa e che in parti consistenti aspira a farsi regime. Sul tema uscirà domenica 27 settembre su "micropolis" un articolo di Renato Covino, docente di Storia contemporanea all'Università di Perugia, che riteniamo chiarificatore e che invitiamo a leggere. Qui crediamo di fare cosa utile fornendo ai lettori una breve ricostruzione della polemica e, in appendice, un articolo di Marco Venanzi dal numero di luglio-agosto di "micropolis" e una nota "didattica" sul revisionismo.

Cronistoria di una polemica
L'avvocato ternano Marcello Marcellini ha dato alle stampe a fine maggio un libello dal titolo I giustizieri, che ha raccolto entusiastici commenti nella stampa di destra. Il Marcellini dal canto suo ha dichiarato al "Giornale dell'Umbria" di non aver mai detto di voler svelare "gli orrori della Gramsci"e di aver compiuto un "lavoro minuzioso" basato sull'analisi delle carte processuali. E per dimostrare di non volere parlare di orrori racconta al "giornalino": "Le persone venivano ... trascinate fuori e uccise a bastonate e pugnalate. Spesso venivano evirate. Ai cadaveri venivano strappati gli occhi... ". Non sapremmo dire quanto spesso visto che i presunti "omicidi" sarebbero in tutto sette. Ma il Marcellini insiste "sono obiettivo", e in giro per l'Umbria, vanta una sua giovanile militanza in Potere Operaio, al fianco di Oreste Scalzone: "Figurarsi se io...".
Sul "corrierino" il 23 luglio è stata pubblicata una recensione elogiativa del radicale nonviolento Francesco Pullia (rivelerà successivamente che era stata rifiutata da "Il Messaggero"). Il Pullia non scende nel merito, si fida ciecamente del Marcellini che stima come avvocato e saggista e del defunto Vincenzo Pirro, uno storico ternano che ha firmato la prefazione. Marco Venanzi invece su "micropolis" di luglio - agosto (lo si trova in appendice sul mio blog) mette in evidenza arbitrii, omissioni e strafalcioni dell'avvocato ex PotOp improvvisatosi storico revisionista.
Intanto fioccano i commenti sulla recensione del Pullia, rilanciata dal sito di "Orvieto news" (http://www.orvietonews.it/index.php?page=notizie&id=21501 ). Si comincia con quello critico e misurato di Valentino Filippetti , per passare ad altri molto entusiasti del libro e del recensore o molto polemici. Si tratta quasi sempre di interventi meramente ideologici di gente che non ha letto il libro e non ha proceduto a verifiche, spesso scritti in pessimo italiano, la carne da macello senza costrutto che spesso intasa la rete. Ma a Pullia non pare vero d'essere stato preso sul serio e perciò non esita a prendere sul serio detti commenti. A fine agosto il "Giornale dell'Umbria" di Castellini e Colaiacovo, dà a sua volta spazio all'avvocato che fa il sorpreso ("Da Venanzi non me l'aspettavo") e insiste sul sadismo partigiano ("ci provavano gusto").
L'8 settembre Pullia pubblica una più ampia recensione sul sito di "Notizie radicali". Vi aggiunge una curiosa asserzione ("la sinistra che si batte contro la libertà di stampa è inaffidabile"), cui affianca una più curiosa argomentazione ("guardate come hanno trattato il libro di Marcellini e la mia recensione").
Il Pullia soffre evidentemente di manie di persecuzione. Dopo che un imbecille gli ha spedito una lettera anonima (prontamente consegnata alla Digos), si considera, insieme al Marcellini, bersaglio di una "fatwa". Ad aprire il fuoco di fila sarebbe stato niente meno che "un periodico che esce allegato con "il manifesto" e poi "taratatam". Avrebbe potuto scrivere "micropolis" (così come avrebbe potuto scrivere "Marco Venanzi"), ma, come gli stalinisti più accaniti, al "nemico" nega perfino il nome. Dell'articolo di "micropolis" (che peraltro di lui non si occupa) cita solo il termine "revisionismo", le altre citazioni sono tratte dai commenti del sito di "Orvieto News". La sua recensione e la sua tirata vengono peraltro riprese da molti siti legati all'estrema destra, nostalgica della Repubblica Sociale e di Salò,tra gli altri "voce della fogna".
Pullia è un poveretto che si è messo in testa di fare il Pannella, ma imita male il suo guru. Molti anni or sono il gran capo radicale, nella sua foga iconoclasta, usò contro i "compagni assassini" del Pci la stravagante argomentazione che sarebbero stati correi della strage delle Fosse Ardeatine perchè gli esecutori dell'attentato di via Rasella, invitati da un manifesto delle SS a presentarsi, non lo avevano fatto. Il manifesto non è mai esistito: non solo non se ne è mai trovata copia, ma non ne hanno mai parlato i Kappler & C., che nei processi a loro carico avrebbero potuto esibirlo come attenuante; è' invece un caso clamoroso di leggenda urbana efficace: taluni in buona fede ricordano di averlo visto con i propri occhi, per uno degli inganni della memoria di cui ci parlano gli storici di mestiere.
Ma Pannella non si curava di appurare la veridicità della leggenda, a lui interessava la guerra senza quartiere ai comunisti e alla loro storia. Pannella, come il suo amico Montanelli, è del resto campione di quella "malafede" che nelle parole di Guido Piovene, un altro che se ne intendeva, è "l'arte di non conoscersi, o meglio di regolare la conoscenza di noi stessi sul metro della convenienza". L'autore di "Lettere di una novizia" concludeva con un elogio della malafede. Scriveva: "Non è uno stato d'animo, ma una qualità dell'animo", non è "una concessione all'opportunismo volgare, ma l'accettazione di una concezione della condizione umana". Insomma per essere campioni di malafede come Pannella, non si può essere "campioni senza valore" e "uomini senza qualità".
Nel Pullia di questa polemica noi invero non riusciamo a trovare valore o qualità, troviamo tuttavia un difetto che lo mette in sintonia coi tempi. E' di sicuro un difetto di cultura che lo spinge a immaginarsi (lui come il suo mentore Pirro) negli anni di Scelba una magistratura asservita al Pci e perciò incline a chiudere gli occhi sui crimini partigiani. In realtà in quegli anni i giudici assolvevano in massa i gerarchi e i criminali di Salò, inclusi certi torturatori, e incarcerava decine di migliaia di comunisti spesso per reati di opinione.
Lo stesso difetto di cultura spinge forse Pullia a parlare con sicumera di cose delle quali non è informato, per esempio del "revisionismo". Non gli farà male la nota di spiegazione del termine e delle sue diverse accezioni che accompagna come appendice la versione più ampia di questo resoconto nel mio blog
(http://salvatoreloleggio.blogspot.com/2009/09/revisionismo-1.html).

2 commenti:

blogger2001 ha detto...

Non capisco questo accanimento nei confronti di Pullia. Se la Resistenza vuole essere un movimento maturo e che dovrebbe aver come obbiettivo la democrazia non mi sembra questa la strada. Il libro in una democrazia compiuta non verrebbe attaccato in questa maniera, ma oggetto di dibattiti condivisi e soprattutto civili. Penso inoltre che se la recensione l'avesse scritta una qualche potente "di partito" nessuno avrebbe fatto volare una mosca. L'accanimento contro Pullia è solo vigliacco e pretestuoso. In realtà ci sono altri interessi da difendere e non di certo ideologici ma solo posizioni politiche, e poltrone . In poche parole soldi..!
Ritengo che il libro abbia sortito un doppio effetto, quello di mostrare la verità su alcuni fatti vergognosi della II guerra mondiale (alcuni) ,ma l'effetto migliore ha smascherato "i pasdaran" di un regime autoreferenziale.

blogger2001 ha detto...

L'aspetto che mi stupisce è che la risposta che si ha queste pubblicazioni non di merito, ma si risponde dicendo non è vero, i Fascisti pero' anche loro bla.bla e bla....Come se il libro fosse filo Fascista. Il libro se scrivesse su i crimini fascisti, sarebbe un altro ennessimo "pastone". L'intelligenza sta nel fatto di trovare nuove storie e nuovi fatti se uno poi scopre dei retroscena indediti deve andare avanti e cercare di arrivare alla verità. Ecco il compito dello storico. E poi fra questi Fascisti non c'erano intelletuali, scrittori, che poi fecero il "salto del fossato" per aderire al PCI. Coloro che fino all'ultimo hanno combattuto per l'RSI per coerenza e magari per rispetto dell'autorità erano tutti dei criminali sanguinari?? Abbiamo il diritto di saperlo nel 2009? Questi sono morti anche senza pensione di guerra, ma loro combattevano per l'esercito regolare o no? E' possibile fare ricerca o dobbiamo sentirci dei nemici dello stato?. Nemici dello stato indicati da chi? Da quelli che hanno fatto del partito l'antistato? Spero di no....Ricevere giudizi da chi era organico al Partito Comunista?Mah?!
Da chi fino a ieri si rifiutava di cantare l'inno Nazionale? Da chi parlare di Berlino EST era un tabu'? Giammai....cmq il 9 novembre è l'anniversario della caduta del muro di Berlino. Speriamo che il muro sia caduto pure in Umbria...