venerdì 27 marzo 2009

Orvieto : Il Comitato Antifascista ricorda l'Eccidio di Camorena

Comitato Cittadino Antifascista, Giovani Sinistra Orvietana

29 MARZO 1944 - 29 MARZO 2009
DALLA REPRESSIONE FASCISTA, ALLA REPRESSIONE "DEMOCRATICA"
L'anniversario dell'eccidio di Camorena quest'anno, nell'ambito delle sue celebrazioni, assume un valore aggiunto, e chiama in causa il senso di responsabilità di ognuno di noi.

Ricordare oggi Camorena significa ripercorrere e rivendicare un percorso fatto di lotte e di conquiste irrinunciabili. Significa ricordare il sacrificio di chi ha fatto dell'antifascismo la propria ragione di vita e dato le basi affinché da esso potesse sorgere la Costituzione Repubblicana, mai come oggi sottoposta ad una serie continua di attacchi incrociati, dalla tutela della libertà individuale e dell'autodeterminazione, alla tutela della salute, alla parità di diritti di fronte alla legge, alla libertà di espressione...

Chi è morto per difendere tali principi non sarebbe certo contento di vedere come essi vengano calpestati da coloro i quali, invece, avrebbero il compito di tutelarli e promuoverli.

La crisi economica che sta travolgendo pezzo per pezzo un sistema fatto di fittizio benessere, annebbia mente e coscienze, facendo passare sotto silenzio una serie di norme, proposte di legge, decreti, che in un paese democratico dovrebbero quanto meno far rabbrividire.

Come sono riusciti ad ottenere tutto ciò? L'ausilio dei mezzi di informazione è stato da questo punto di vista fondamentale. Lo schema seguito risponde a semplici logiche comunicative: sviare l'attenzione dai problemi reali, dalla crisi economica che minaccia milioni di lavoratori e individuare uno o diversi capri espiatori, al fine di dare alla gente una sorta di "valvola di sfogo".

Le politiche sulla sicurezza rappresentano l'esempio perfetto in questo perverso meccanismo: prima si individua il nemico, interno, poi lo si demonizza usando la propaganda, da qui il passo verso una pubblica richiesta di un deciso intervento governativo è piuttosto breve. Ad oggi le ronde cittadine esistono ed operano in varie regioni del paese, i linciaggi ad opera di italiani nei confronti di stranieri dopo l'ennesimo stupro (ampiamente pompato dalla scatola televisiva) sono anch'essi realtà, e presto (qualora dovesse passare il disegno di legge 733) scatterà il divieto per un immigrato irregolare di accedere alle dovute cure mediche, di sposarsi, o di riconoscere un figlio; si concretizzerà infine un’altra aberrazione come il permesso di soggiorno a punti (un po' come la patente) e l'ammenda dai 5.000 ai 10.000 euro per ingresso e soggiorno irregolare, sarà punito chi favorisce l'immigrazione clandestina, ma (tipica contraddizione italiana) non chi sfrutta i lavoratori "clandestini". Si colpiscono rom e stranieri, i senza tutela, si colpisce chi non ha la possibilità di opporsi, ma si colpisce anche il libero cittadino nel suo inalienabile diritto al dissenso reintroducendo tra l’altro, all’interno di un pacchetto di norme restrittive, anche il reato di "oltraggio a pubblico ufficiale".

Ennesima beffa per una società civile figlia della Resistenza, è infine il trovarsi di fronte alla proposta di legge n.1360, con cui si vorrebbe l'equiparazione tra partigiani e repubblichini, come se non bastasse già lo sdoganamento di movimenti neofascisti che ormai impunemente continuano ad aprire sedi, a rivendicare apertamente la loro adesione alle ideologie nazi-fasciste, e a sfogare periodicamente la loro idiozia attraverso raid puntivi contro immigrati, omosessuali, e giovani studenti.

Neanche la tranquilla città di Orvieto è immune da tutto ciò, come testimoniano i numerosi attacchi della medesima matrice di cui è stato fatto oggetto lo stesso Centro di Documentazione Popolare, che tra le altre cose ospita anche la sede del Comitato Cittadino Antifascista.

Per questo ha ancora senso, oggi più che mai, tornare a Camorena
, in tanti e con uno spirito e una coscienza diversi. Riappropriamoci di una ricorrenza popolare che, seppur tragicamente, ci ricorda le radici della comunità orvietana tutta, e che altri (non certo noi) hanno trasformato nel tempo in un picchetto militare.e.

Per dire No ad una deriva antidemocratica, No a politiche repressive e a logiche di controllo, No alla negazione della storia, No alla lenta cancellazione della libertà e dei diritti conquistati con il sangue di tanti, uomini, donne e bambini innocenti.

Il paese in cui oggi viviamo è quello che, dopo aver bollato l'antifascismo come inutile dietrologia, si sta dissolvendo nel mare del revisionismo e in un progressivo depauperamento dei valori Costituzionali.
...E' davvero questo il paese che vogliamo?

Nessun commento: